Giudizi impietosi

Ottimisti che non convincono nessuno

Un conflitto fra gli organi dello Stato in occasione della presentazione della manovra finanziaria è, a dir poco, imbarazzante. Il governo già deve fronteggiare un’opposizione agguerrita, bisognerebbe per lo meno evitare i giudizi impietosi provenienti da istituzioni terze, come la Banca d’Italia, la Corte dei Conti e persino l’Ufficio parlamentare di bilancio. La situazione economica generale è sempre più preoccupante. Il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime sulla crescita per il prossimo anno. Il quantitative easing, che ci ha dato respiro fino a questo momento, verrà ridotto drasticamente ed il prezzo delle materie prime sta già aumentando anche in presenza dell’instabilità del medio oriente e sono peggiorati anche rapporti russo americani. I fattori positivi su cui il governo avrebbe potuto poggiare, nei primi anni del suo insediamento, stanno consumandosi tutti. Anche per questo ci saremmo aspettati un documento economico finanziario più coraggioso sulla spending review e sul fronte degli investimenti, preoccupato di una congiuntura internazionale sempre più difficile. Il centro studi di Confindustria ha citato persino la maledizione di una "stagnazione secolare" di Larry Summers, e Confindustria non è ostilmente pregiudiziale al governo, anzi. Il presidente Vincenzo Boccia spera piuttosto che i suoi analisti sbaglino, ma lo loro previsione resta. A questa si aggiunge un riflesso sull’opinione pubblica europea che per la prima volta mostra segnali di stanchezza nei confronti delle scelte di Renzi. Non c’è pregiudizio nei confronti del governo, perché se si evoca ancora la promessa del ponte sullo Stretto, anche al compassato “Finantial Times” perdono la pazienza. I prossimi 90 giorni saranno molto delicati per il governo. A fronte di un fallimento, non ci sono alternative migliori, tanto meno uomini e forze politiche pronte a guidare il paese con successo. Semmai viene da credere che coloro che vorrebbero sostituirsi a Renzi, riuscirebbero a farlo rimpiangere. Ma senza le necessarie misure di rigore e di serietà, l’Italia rischia di precipitare in una crisi tra le più gravi della storia della Repubblica. Se Renzi e Padoan vogliono evitarlo, si sforzino di vedere in maniera meno ottimistica una situazione molto diversa da quella da loro dipinta così malamente.

Roma, 6 ottobre 2016